Olimpiade, Parigi, Quillau, 1755

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 ARISTEA ed ARGENE
 
 ARGENE
 Ed ancor della pugna
485l'esito non si sa?
 ARISTEA
                                 No, bella Argene.
 È pur dura la legge, onde n'è tolto
 d'esserne spettatrici!
 ARGENE
                                         Ah che sarebbe
 forse pena maggior veder chi s'ama
 in cimento sì grande e non potergli
490porger soccorso, esser presente...
 ARISTEA
                                                              Io sono
 presente ancor lontana. Anzi mi fingo
 forse quel che non è. Se tu vedessi
 come sta questo cor! Qui dentro, amica,
 qui dentro si combatte; e più che altrove
495qui la pugna è crudele. Ho innanzi agli occhi
 Megacle, la palestra,
 i giudici, i rivali; io mi figuro
 questi più forti e quei men giusti. Io provo
 ciò ch'or soffre il mio ben, gli urti, le scosse,
500gl'insulti, le minacce. Ah che presente
 solo il ver temerei; ma il mio pensiero
 fa ch'io tema, lontana, il falso e 'l vero.
 ARGENE
 Né ancor si vede alcun. (Guardando per la scena)
 ARISTEA
                                              Né alcuno... Oh dio! (Turbata)
 ARGENE
 Che avvenne?
 ARISTEA
                             Oh come io tremo!
505Come palpito adesso!
 ARGENE
                                          E la cagione?
 ARISTEA
 È deciso il mio fato.
 Vedi Alcandro che arriva.
 ARGENE
                                                 Alcandro, ah corri; (Verso la scena)
 consolane. Che rechi?
 
 SCENA II
 
 ALCANDRO e dette
 
 ALCANDRO
 Fortunate novelle. Il re m'invia
510nunzio felice, o principessa. Ed io...
 ARISTEA
 La pugna terminò?
 ALCANDRO
                                      Sì, ascolta. Intorno
 già impazienti...
 ARGENE
                                 Il vincitor si chiede. (Ad Alcandro)
 ALCANDRO
 Tutto dirò. Già impazienti intorno
 le turbe spettatrici...
 ARISTEA
                                        Eh ch'io non cerco (Con impazienza)
515questo da te.
 ALCANDRO
                           Ma in ordine distinto...
 ARISTEA
 Chi vinse dimmi sol. (Con isdegno)
 ALCANDRO
                                          Licida ha vinto.
 ARISTEA
 Licida!
 ALCANDRO
                 Appunto.
 ARGENE
                                     Il principe di Creta!
 ALCANDRO
 Sì, che giunse poc'anzi a queste arene.
 ARISTEA
 (Sventurata Aristea!)
 ARGENE
                                          (Povera Argene!)
 ALCANDRO
520Oh te felice! Oh quale (Ad Aristea)
 sposo ti diè la sorte!
 ARISTEA
                                       Alcandro parti.
 ALCANDRO
 T'attende il re.
 ARISTEA
                              Parti, verrò.
 ALCANDRO
                                                      T'attende
 nel gran tempio adunata...
 ARISTEA
 Né parti ancor! (Con isdegno)
 ALCANDRO
                                (Che ricompensa ingrata!) (Parte)
 
 SCENA III
 
 ARISTEA ed ARGENE
 
 ARGENE
525Ah dimmi, o principessa,
 v'è sotto il ciel chi possa dirsi, oh dio!
 più misera di me?
 ARISTEA
                                     Sì. Vi son io.
 ARGENE
 Ah non ti faccia amore
 provar mai le mie pene! Ah tu non sai
530qual perdita è la mia, quanto mi costa
 quel cor che tu m'involi.
 ARISTEA
                                               E tu non senti,
 non comprendi abbastanza i miei tormenti.
 
    Grandi, è ver, son le tue pene;
 perdi, è ver, l'amato bene;
535ma sei tua, ma piangi intanto,
 ma domandi almen pietà.
 
    Io dal fato, io sono oppressa.
 Perdo altrui, perdo me stessa;
 né conservo almen del pianto
540l'infelice libertà. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ARGENE e poi AMINTA
 
 ARGENE
 E trovar non poss'io
 né pietà né soccorso?
 AMINTA
                                         Eterni dei!
 Parmi Argene colei.
 ARGENE
                                       Vendetta almeno,
 vendetta si procuri. (Vuol partire)
 AMINTA
                                        Argene, e come
545tu in Elide! Tu sola!
 Tu in sì ruvide spoglie!
 ARGENE
                                             I neri inganni
 a secondar del prence
 dunque ancor tu venisti? A saggio invero
 regolator commise il re di Creta
550di Licida la cura! Ecco i bei frutti
 di tue dottrine. Hai gran ragione Aminta
 d'andarne altier. Chi vuol sapere appieno
 se fu attento il cultor guardi il terreno.
 AMINTA
 (Tutto già sa). Non da' consigli miei...
 ARGENE
555Basta... Chi sa? Nel cielo
 v'è giustizia per tutti; e si ritrova
 talvolta anche nel mondo. Io chiederolla
 agli uomini, agli dei. S'ei non ha fede,
 ritegni io non avrò. Vuo' che Clistene,
560vuo' che la Grecia, il mondo
 sappia ch'è un traditore, acciò per tutto
 questa infamia lo siegua, acciò ch'ognuno
 l'abborrisca, l'eviti,
 e con orrore a chi nol sa l'additi.
 AMINTA
565Non son questi pensieri
 degni d'Argene. Un consigliero infido
 anche giusto è lo sdegno. Io nel tuo caso
 più dolci mezzi adoprerei. Procura
 ch'ei ti rivegga; a lui favella; a lui
570le promesse rammenta. È sempre meglio
 il racquistarlo amante
 che opprimerlo nemico.
 ARGENE
                                              E credi, Aminta,
 ch'ei tornerebbe a me?
 AMINTA
                                             Lo spero; alfine
 fosti l'idolo suo. Per te languiva,
575delirava per te. Non ti sovviene
 che cento volte e cento...
 ARGENE
 Tutto, per pena mia, tutto rammento.
 
    Che non mi disse un dì?
 Quai numi non giurò?
580E come, oh dio, si può,
 come si può così
 mancar di fede!
 
    Tutto per lui perdei,
 oggi lui perdo ancor.
585Poveri affetti miei!
 Questa mi rendi, amor,
 questa mercede? (Parte)
 
 SCENA V
 
 AMINTA solo
 
 AMINTA
 Insana gioventù! Qualora esposta
 ti veggo tanto agl'impeti d'amore
590di mia vecchiezza io mi consolo e rido.
 Dolce è il mirar dal lido
 chi sta per naufragar. Non che ne alletti
 il danno altrui ma sol perché l'aspetto
 d'un mal che non si soffre è dolce oggetto.
595Ma che? L'età canuta
 non ha le sue tempeste? Ah che purtroppo
 ha le sue proprie; e dal timor dell'altre
 sciolta non è. Son le follie diverse
 ma folle è ognuno; e a suo piacer n'aggira
600l'odio o l'amor, la cupidigia o l'ira.
 
    Siam navi all'onde algenti
 lasciate in abbandono;
 impetuosi venti
 i nostri affetti sono;
605ogni diletto è scoglio;
 tutta la vita è mar.
 
    Ben qual nocchiero in noi
 veglia ragion; ma poi
 pur dall'ondoso orgoglio
610si lascia trasportar. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 CLISTENE preceduto da LICIDA, ALCANDRO, MEGACLE coronato d’ulivo, coro d’atleti, guardie e popolo
 
 TUTTO IL CORO
 
    Del forte Licida
 nome maggiore
 d'Alfeo sul margine
 mai non suonò.
 
 PARTE DEL CORO
 
615   Sudor più nobile
 del suo sudore
 l'arena olimpica
 mai non bagnò.
 
 ALTRA PARTE
 
    L'arti ha di Pallade;
620l'ali ha d'Amore;
 d'Apollo e d'Ercole
 l'ardir mostrò.
 
 TUTTO IL CORO
 
    No; tanto merito,
 tanto valore
625l'ombra de' secoli
 coprir non può.
 
 CLISTENE
 Giovane valoroso,
 che in mezzo a tanta gloria umil ti stai,
 quell'onorata fronte
630lascia ch'io baci e che ti stringa al seno.
 Felice il re di Creta
 che un tal figlio sortì! (Se avessi anch'io
 serbato il mio Filinto, (Ad Alcandro)
 chi sa? sarebbe tal. Rammenti Alcandro
635con qual dolor tel consegnai? Ma pure...)
 ALCANDRO
 (Tempo or non è di rammentar sventure). (A Clistene)
 CLISTENE
 (È ver). Premio Aristea (A Megacle)
 sarà del tuo valor. S'altro donarti
 Clistene può, chiedilo pur, che mai
640quanto dar ti vorrei non chiederai.
 MEGACLE
 (Coraggio, o mia virtù). Signor son figlio
 e di tenero padre. Ogni contento
 che con lui non divido
 è insipido per me. Di mie venture
645pria d'ogni altro io vorrei
 giungergli apportator, chieder l'assenso
 per queste nozze, e lui presente, in Creta
 legarmi ad Aristea.
 CLISTENE
                                      Giusta è la brama.
 MEGACLE
 Partirò se 'l concedi
650senz'altro indugio. In vece mia rimanga
 questi della mia sposa (Presentando Licida)
 servo, compagno e condottier.
 CLISTENE
                                                         (Che volto
 è questo mai! Nel rimirarlo il sangue
 mi si riscuote in ogni vena!) E questi
655chi è? Come s'appella?
 MEGACLE
                                            Egisto ha nome,
 Creta è sua patria. Egli deriva ancora
 dalla stirpe real; ma più che 'l sangue
 l'amicizia ne stringe; e son fra noi
 sì concordi i voleri,
660comuni a segno e l'allegrezza e 'l duolo
 che Licida ed Egisto è un nome solo.
 LICIDA
 (Ingegnosa amicizia!)
 CLISTENE
                                           E ben, la cura
 di condurti la sposa
 Egisto avrà. Ma Licida non debbe
665partir senza vederla.
 MEGACLE
                                        Ah no. Sarebbe
 pena maggior. Mi sentirei morire
 nell'atto di lasciarla. Ancor da lunge
 tanta pena io ne provo...
 CLISTENE
                                               Ecco che giunge.
 MEGACLE
 (Oh me infelice!)
 
 SCENA VII
 
 ARISTEA e detti
 
 ARISTEA
                                   (All'odiose nozze (Non vede Megacle)
670come vittima io vengo all'ara avanti).
 LICIDA
 (Sarà mio quel bel volto in pochi istanti).
 CLISTENE
 Avvicinati, o figlia, ecco il tuo sposo. (Ha per mano Megacle)
 MEGACLE
 (Ah non è ver).
 ARISTEA
                               Lo sposo mio! (Stupisce vedendo Megacle)
 CLISTENE
                                                           Sì. Vedi
 se giammai più bel nodo in ciel si strinse.
 ARISTEA
675(Ma se Licida vinse,
 come il mio bene?... Il genitor m'inganna).
 LICIDA
 (Crede Megacle sposo e se n'affanna).
 ARISTEA
 E questi, o padre, è il vincitor? (Additando Megacle)
 CLISTENE
                                                           Mel chiedi?
 Non lo ravvisi al volto
680di polve asperso? All'onorate stille
 che gli rigan la fronte? A quelle foglie
 che son di chi trionfa
 l'ornamento primiero?
 ARISTEA
 Ma che dicesti, Alcandro?
 ALCANDRO
                                                 Io dissi il vero.
 CLISTENE
685Non più dubbiezze. Ecco il consorte a cui
 il ciel t'accoppia; e nol potea più degno
 ottener dagli dei l'amor paterno.
 ARISTEA
 (Che gioia!)
 MEGACLE
                          (Che martir!)
 LICIDA
                                                      (Che giorno eterno!)
 CLISTENE
 E voi tacete! Onde il silenzio? (A Megacle ed Aristea)
 MEGACLE
                                                         (Oh dio!
690Come comincerò?)
 ARISTEA
                                      Parlar vorrei
 ma...
 CLISTENE
             Intendo. Intempestiva
 è la presenza mia. Severo ciglio,
 rigida maestà, paterno impero
 incomodi compagni
695sono agli amanti. Io mi sovvengo ancora
 quanto increbbero a me. Restate. Io lodo
 quel modesto rossor che vi trattiene.
 MEGACLE
 (Sempre lo stato mio peggior diviene).
 CLISTENE
 
    So ch'è fanciullo Amore
700né conversar gli piace
 con la canuta età.
 
    Di scherzi ei si compiace;
 si stanca del rigore;
 e stan di rado in pace
705rispetto e libertà. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 ARISTEA, MEGACLE e LICIDA
 
 MEGACLE
 (Fra l'amico e l'amante,
 che farò sventurato!)
 LICIDA
                                         (All'idol mio
 è tempo ch'io mi scopra). (Piano a Megacle)
 MEGACLE
                                                  (Aspetta). Oh dio!
 ARISTEA
 Sposo, alla tua consorte
710non celar che t'affligge.
 MEGACLE
                                             (Oh pena! Oh morte!)
 LICIDA
 (L'amor mio, caro amico, (A Megacle come sopra)
 non soffre indugio).
 ARISTEA
                                       Il tuo silenzio, o caro,
 mi cruccia, mi dispera.
 MEGACLE
                                             (Ardir mio core.
 Finiamo di morir). Per pochi istanti
715allontanati, o prence. (A parte a Licida)
 LICIDA
                                          E qual ragione...
 MEGACLE
 Va'. Fidati di me. Tutto conviene
 ch'io spieghi ad Aristea. (A parte a Licida)
 LICIDA
                                                Ma non poss'io
 esser presente?
 MEGACLE
                                No; più che non credi
 delicato è l'impegno. (Come sopra)
 LICIDA
                                          E ben; tu 'l vuoi,
720io lo farò. Poco mi scosto. Un cenno
 basterà perch'io torni. Ah pensa, amico,
 di che parli e per chi. Se nulla mai
 feci per te, se mi sei grato e m'ami,
 mostralo adesso. Alla tua fida aita
725la mia pace io commetto e la mia vita. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 MEGACLE ed ARISTEA
 
 MEGACLE
 (Oh ricordi crudeli!)
 ARISTEA
                                         Alfin siam soli.
 Potrò senza ritegni
 il mio contento esagerar, chiamarti
 mia speme, mio diletto,
730luce degli occhi miei...
 MEGACLE
                                           No, principessa,
 questi soavi nomi
 non son per me. Serbali pure ad altro
 più fortunato amante.
 ARISTEA
                                           E 'l tempo è questo
 di parlarmi così? Giunto è quel giorno...
735Ma semplice ch'io son. Tu scherzi, o caro;
 ed io stolta m'affanno.
 MEGACLE
                                           Ah non t'affanni
 senza ragion.
 ARISTEA
                           Spiegati dunque.
 MEGACLE
                                                             Ascolta;
 ma coraggio Aristea. L'alma prepara
 a dar di tua virtù la prova estrema.
 ARISTEA
740Parla. Aimè! Che vuoi dirmi? Il cor mi trema.
 MEGACLE
 Odi. In me non dicesti
 mille volte d'amar più che 'l sembiante
 il grato cor, l'alma sincera e quella
 che m'ardea nel pensier fiamma d'onore?
 ARISTEA
745Lo dissi, è ver. Tal mi sembrasti e tale
 ti conosco, t'adoro.
 MEGACLE
                                     E se diverso
 fosse Megacle un dì da quel che dici,
 se infedele agli amici,
 se spergiuro agli dei, se fatto ingrato
750al suo benefattor morte rendesse
 per la vita che n'ebbe, avresti ancora
 amor per lui? Lo soffriresti amante?
 L'accetteresti sposo?
 ARISTEA
                                        E come vuoi
 ch'io figurar mi possa
755Megacle mio sì scellerato?
 MEGACLE
                                                  Or sappi
 che per legge fatale,
 se tuo sposo divien, Megacle è tale.
 ARISTEA
 Come!
 MEGACLE
                Tutto l'arcano
 ecco ti svelo. Il principe di Creta
760langue per te d'amor. Pietà mi chiede
 e la vita mi diede. Ah principessa,
 se niegarla poss'io, dillo tu stessa.
 ARISTEA
 E pugnasti...
 MEGACLE
                          Per lui.
 ARISTEA
                                          Perder mi vuoi...
 MEGACLE
 Sì. Per serbarmi sempre
765degno di te.
 ARISTEA
                         Dunque io dovrò...
 MEGACLE
                                                             Tu dei
 coronar l'opra mia. Sì, generosa,
 adorata Aristea, seconda i moti
 d'un grato cor. Sia qual io fui finora
 Licida in avvenire. Amalo. È degno
770di sì gran sorte il caro amico. Anch'io
 vivo di lui nel seno;
 e s'ei t'acquista, io non ti perdo appieno.
 ARISTEA
 Ah qual passaggio è questo! Io dalle stelle
 precipito agli abissi. Eh no; si cerchi
775miglior compenso. Ah senza te la vita
 per me vita non è.
 MEGACLE
                                    Bella Aristea,
 non congiurar tu ancora
 contro la mia virtù. Mi costa assai
 il prepararmi a sì gran passo. Un solo
780di quei teneri sensi
 quant'opera distrugge!
 ARISTEA
                                             E di lasciarmi...
 MEGACLE
 Ho risoluto.
 ARISTEA
                         Hai risoluto! E quando?
 MEGACLE
 Questo... (Morir mi sento).
 Questo è l'ultimo addio.
 ARISTEA
                                              L'ultimo! Ingrato...
785Soccorretemi, o numi! Il piè vacilla;
 freddo sudor mi bagna il volto; e parmi
 ch'una gelida man m'opprima il core. (S’appoggia ad un tronco)
 MEGACLE
 Sento che 'l mio valore
 mancando va. Più che a partir dimoro
790meno ne son capace.
 Ardir. Vado, Aristea. Rimanti in pace.
 ARISTEA
 Come? Già m'abbandoni?
 MEGACLE
                                                   È forza, o cara,
 separarsi una volta.
 ARISTEA
                                       E parti...
 MEGACLE
                                                          E parto
 per non tornar più mai. (In atto di partire)
 ARISTEA
795Senti. Ah no... Dove vai?
 MEGACLE
 A spirar, mio tesoro,
 lungi dagli occhi tuoi. (Megacle parte risoluto, poi si ferma)
 ARISTEA
                                           Soccorso... io... moro. (Sviene sopra un sasso)
 MEGACLE
 Misero me! Che veggo! (Rivolgendosi indietro)
 Ah l'oppresse il dolor! Cara mia speme, (Tornando)
800bella Aristea, non avvilirti; ascolta;
 Megacle è qui; non partirò. Sarai...
 Che parlo? Ella non m'ode. Avete, o stelle,
 più sventure per me? No, questa sola
 mi restava a provar. Chi mi consiglia?
805Che risolvo? Che fo? Partir; sarebbe
 crudeltà, tirannia. Restar; che giova?
 Forse ad esserle sposo? E 'l re ingannato
 e l'amico tradito e la mia fede
 e l'onor mio lo soffrirebbe? Almeno
810partiam più tardi. Ah che sarem di nuovo
 a quest'orrido passo! Ora è pietade
 l'esser crudele. Addio mia vita. Addio (Le prende la mano e la bacia)
 mia perduta speranza. Il ciel ti renda
 più felice di me. Deh conservate
815questa bell'opra vostra, eterni dei;
 e i dì ch'io perderò donate a lei.
 Licida. Dove è mai? Licida. (Verso la scena)
 
 SCENA X
 
 LICIDA e detti
 
 LICIDA
                                                     Intese
 tutto Aristea?
 MEGACLE
                            Tutto. T'affretta, o prence; (In atto di partire)
 soccorri la tua sposa.
 LICIDA
                                        Aimè! Che miro!
820Che fu? (A Megacle)
 MEGACLE
                   Doglia improvvisa
 le oppresse i sensi. (Partendo come sopra)
 LICIDA
                                      E tu mi lasci?
 MEGACLE
                                                                 Io vado... (Tornando indietro)
 Deh pensa ad Aristea. (Che dirà mai (Partendo)
 quando in sé tornerà? (Si ferma) Tutte ho presenti
 tutte le smanie sue). Licida, ah senti.
 
825   Se cerca, se dice:
 «L'amico dov'è?»
 «L'amico infelice»
 rispondi «morì».
 
    Ah no; sì gran duolo
830non darle per me.
 Rispondi ma solo:
 «Piangendo partì».
 
    Che abisso di pene!
 Lasciare il suo bene!
835Lasciarlo per sempre!
 Lasciarlo così! (Parte)
 
 SCENA XI
 
 LICIDA ed ARISTEA
 
 LICIDA
 Che laberinto è questo! Io non l'intendo.
 Semiviva Aristea... Megacle afflitto...
 ARISTEA
 Oh dio!
 LICIDA
                  Ma già quell'alma
840torna agli usati uffici. Apri i bei lumi,
 principessa, ben mio.
 ARISTEA
                                          Sposo infedele! (Senza vederlo)
 LICIDA
 Ah non dirmi così. Di mia costanza
 ecco in pegno la destra. (La prende per mano)
 ARISTEA
                                              Almeno... Oh stelle! (S’avvede non esser Megacle e ritira la mano)
 Megacle ov'è?
 LICIDA
                             Partì.
 ARISTEA
                                          Partì l'ingrato!
845Ebbe cor di lasciarmi in questo stato!
 LICIDA
 Il tuo sposo restò.
 ARISTEA
                                   Dunque è perduta (S’alza con impeto)
 l'umanità, la fede,
 l'amore, la pietà? Se questi iniqui
 incenerir non sanno,
850numi, i fulmini vostri in ciel che fanno?
 LICIDA
 Son fuor di me! Di', chi t'offese, o cara?
 Parla; brami vendetta? Ecco il tuo sposo,
 ecco Licida...
 ARISTEA
                           Oh dei!
 Tu quel Licida sei! Fuggi, t'invola,
855nasconditi da me. Per tua cagione,
 perfido, mi ritrovo a questo passo.
 LICIDA
 E qual colpa ho commessa? Io son di sasso!
 ARISTEA
 
    Tu me da me dividi,
 barbaro, tu m'uccidi;
860tutto il dolor ch'io sento,
 tutto mi vien da te.
 
    No, non sperar mai pace.
 Odio quel cor fallace;
 oggetto di spavento
865sempre sarai per me. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 LICIDA e poi ARGENE
 
 LICIDA
 A me barbaro? Oh numi!
 Perfido a me? Voglio seguirla; e voglio
 sapere almen che strano enigma è questo.
 ARGENE
 Fermati, traditor.
 LICIDA
                                   Sogno o son desto! (Riconosce Argene)
 ARGENE
870Non sogni no; son io
 l'abbandonata Argene. Anima ingrata,
 riconosci quel volto
 che fu gran tempo il tuo piacer. Se pure
 in sorte sì funesta
875delle antiche sembianze orma vi resta.
 LICIDA
 (Donde viene! In qual punto
 mi sorprende costei! Se più mi fermo,
 Aristea non raggiungo). Io non intendo,
 bella ninfa, i tuoi detti. Un'altra volta
880potrai meglio spiegarti. (Vuol partire)
 ARGENE
                                               Indegno, ascolta. (Trattenendolo)
 LICIDA
 (Misero me!)
 ARGENE
                            Tu non m'intendi? Intendo
 ben io la tua perfidia. I nuovi amori,
 le frodi tue tutte riseppi; e tutto
 saprà da me Clistene
885per tua vergogna. (Vuol partire)
 LICIDA
                                    Ah no. Sentimi Argene. (Trattenendola)
 Non sdegnarti. Perdona
 se tardi ti ravviso. Io mi rammento
 gli antichi affetti; e se tacer saprai,
 forse... Chi sa.
 ARGENE
                             Si può soffrir di questa
890ingiuria più crudel? «Chi sa» mi dici?
 Invero io son la rea. Picciole prove
 di tua bontà non sono
 le vie che m'offri a meritar perdono.
 LICIDA
 Ascolta. Io volli dir... (Vuol prenderla per mano)
 ARGENE
                                         Lasciami, ingrato; (Lo rigetta)
895non ti voglio ascoltar.
 LICIDA
                                         (Son disperato).
 ARGENE
 
    No, la speranza
 più non m'alletta.
 Voglio vendetta,
 non chiedo amor.
 
900   Pur che non goda
 quel cor spergiuro,
 nulla mi curo
 del mio dolor. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 LICIDA e poi AMINTA
 
 LICIDA
 In angustia più fiera
905io non mi vidi mai. Tutto è in ruina,
 se parla Argene. È forza
 raggiungerla, placarla... E chi trattiene
 la principessa intanto? Il solo amico
 potria... Ma dove andò? Si cerchi. Almeno
910e consiglio e conforto
 Megacle mi darà. (Vuol partire)
 AMINTA
                                    Megacle è morto.
 LICIDA
 Che dici, Aminta!
 AMINTA
                                    Io dico
 purtroppo il ver.
 LICIDA
                                 Come? Perché? Qual empio
 sì bei giorni troncò? Trovisi; io voglio
915ch'esempio di vendetta altrui ne resti.
 AMINTA
 Principe, nol cercar. Tu l'uccidesti.
 LICIDA
 Io! Deliri?
 AMINTA
                       Volesse
 il ciel ch'io delirassi. Odimi. In traccia
 mentre or di te venia, fra quelle piante
920un gemito improvviso
 sento; mi fermo; al suon mi volgo; e miro
 uom che sul nudo acciaro
 prono già s'abbandona. Accorro; al petto
 fo d'una man sostegno,
925con l'altra il ferro svio. Ma quando al volto
 Megacle ravvisai,
 pensa com'ei restò, com'io restai.
 Dopo un breve stupore: «Ah qual follia
 bramar ti fa la morte»
930io volea dirgli, ei mi prevenne. «Aminta,
 ho vissuto abbastanza»
 sospirando mi disse
 dal profondo del cor. «Senza Aristea
 non so viver né voglio. Ah son due lustri
935che non vivo che in lei. Licida, oh dio!
 m'uccide e non lo sa. Ma non m'offende.
 Suo dono è questa vita, ei la riprende».
 LICIDA
 Oh amico! E poi?
 AMINTA
                                   Fugge da me, ciò detto,
 come partico stral. Vedi quel sasso,
940signor, colà, che 'l sottoposto Alfeo
 signoreggia ed adombra? Egli v'ascende
 in men che non balena. In mezzo al fiume
 si scaglia; io grido invan. L'onda percossa
 balzò, s'aperse; in frettolosi giri
945si riunì, l'ascose. Il colpo, i gridi
 replicaron le sponde; e più nol vidi.
 LICIDA
 Ah qual orrida scena
 or si scopre al mio sguardo! (Rimane stupido)
 AMINTA
                                                      Almen la spoglia
 che albergò sì bell'alma
950vadasi a ricercar. Da' mesti amici
 questi a lui son dovuti ultimi uffici. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 LICIDA e poi ALCANDRO
 
 LICIDA
 Dove son! Che m'avvenne! Ah dunque il cielo
 tutte sopra il mio capo
 roversciò l'ire sue! Megacle, oh dio!
955Megacle dove sei? Che fo nel mondo
 senza di te! Rendetemi l'amico,
 ingiustissimi dei. Voi mel toglieste,
 lo rivoglio da voi. Se lo niegate,
 barbari, a' voti miei, dovunque ei sia,
960a viva forza il rapirò. Non temo
 tutti i fulmini vostri; ho cor che basta
 a ricalcar su l'orme
 d'Ercole e di Teseo le vie di morte.
 ALCANDRO
 Olà. (Licida non l’ode)
 LICIDA
             Del guado estremo...
 ALCANDRO
                                                    Olà.
 LICIDA
                                                               Chi sei
965tu che audace interrompi
 le smanie mie?
 ALCANDRO
                               Regio ministro io sono.
 LICIDA
 Che vuole il re?
 ALCANDRO
                                Che in vergognoso esiglio
 quindi lungi tu vada. Il sol cadente
 se in Elide ti lascia,
970sei reo di morte.
 LICIDA
                                 A me tal cenno?
 ALCANDRO
                                                                Impara
 a mentir nome, a violar la fede,
 a deludere i re.
 LICIDA
                               Come? Ed ardisci
 temerario...
 ALCANDRO
                         Non più. Principe, è questo
 mio dover; l'ho adempito. Adempi il resto. (Parte)
 
 SCENA XV
 
 LICIDA solo
 
 LICIDA
975Con questo ferro, indegno, (Snuda la spada)
 il sen ti passerò... Folle che dico?
 Che fo? Con chi mi sdegno? Il reo son io,
 io son lo scellerato. In queste vene
 con più ragion l'immergerò. Sì, mori
980Licida sventurato... Ah perché tremi
 timida man? Chi ti ritiene? Ah questa
 è ben miseria estrema. Odio la vita;
 m'atterrisce la morte; e sento intanto
 stracciarmi a brano a brano
985in mille parti il cor. Rabbia, vendetta,
 tenerezza, amicizia,
 pentimento, pietà, vergogna, amore
 mi trafiggono a gara. Ah chi mai vide
 anima lacerata
990da tanti affetti e sì contrari? Io stesso
 non so come si possa
 minacciando tremare, arder gelando,
 piangere in mezzo all'ire,
 bramar la morte e non saper morire.
 
995   Gemo in un punto e fremo;
 fosco mi sembra il giorno;
 ho cento larve intorno;
 ho mille furie in sen.
 
    Con la sanguigna face
1000m'arde Megera il petto;
 m'empie ogni vena Aletto
 del freddo suo velen. (Parte)
 
 Fine dell’atto secondo